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Superbonus – cessione del credito

Superbonus – cessione del credito: tema ancora caldo. Le ultime regole distinguono chiaramente chi può continuare a utilizzare questo strumento e chi invece deve fermarsi.

Superbonus – cessione del credito

La possibilità di cedere il credito nasce con il Decreto Rilancio, che ha reso più flessibile l’utilizzo delle detrazioni fiscali.

In alternativa alla detrazione diretta in dichiarazione, i contribuenti potevano scegliere lo sconto in fattura, recuperato come credito d’imposta, oppure la cessione del credito a terzi.

Inizialmente il sistema appariva molto aperto: i crediti potevano passare più volte di mano, favorendo la liquidità di famiglie e imprese.

Con il tempo, però, il legislatore ha iniziato a introdurre limitazioni. Prima con il Decreto Cessioni e poi con il DL 39/2024, entrato in vigore il 29 maggio 2024, che ha segnato un punto di svolta importante:

i beneficiari originari non possono più cedere le rate residue delle detrazioni non ancora utilizzate.

Beneficiari e cessionari

La risposta n.240 dell’Agenzia delle Entrate ha fatto chiarezza su un passaggio delicato.

I soggetti non sono tutti sullo stesso piano.

Chi ha sostenuto le spese e maturato la detrazione non può più cedere le quote residue:

il committente, quindi, non può trasferire ciò che non ha ancora utilizzato.

Diversa la situazione per i cessionari, come imprese edili o soggetti che hanno ricevuto crediti tramite sconto in fattura.

Questi soggetti possono ancora spostare i crediti già acquisiti,

mantenendo vivo un meccanismo utile sia per onorare compensi professionali sia per gestire rapporti tra imprese.

Un’impresa di costruzioni, ad esempio, può trasferire i crediti presenti nel proprio cassetto fiscale a uno studio tecnico che le fornisce consulenza, utilizzandoli come moneta di scambio.

Attenzione alla tassazione

Un punto spesso trascurato riguarda il trattamento fiscale.

I crediti ricevuti come pagamento di una prestazione non rappresentano un semplice vantaggio extra, ma costituiscono redditi tassabili.

Chi li riceve deve inserirli correttamente in dichiarazione, rispettando le regole del TUIR.

Per questo motivo, ogni operazione di cessione richiede attenzione a due variabili:

  1. la data di maturazione del credito
  2. il soggetto che ne detiene la titolarità al momento dello scambio.

Sono proprio questi elementi a determinare se la cessione risulta valida oppure vietata.

In altre parole, non basta avere un credito: serve anche la certezza di poterlo trasferire senza rischi.

Con un controllo puntuale e l’uso del cassetto fiscale come strumento di verifica, la cessione del credito può ancora rivalersi una risorsa preziosa per mantenere liquidità e semplificare i rapporti tra operatori.

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