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Superbonus e brutte sorprese

C’è un momento in cui tutto sembra finalmente andare per il verso giusto. I ponteggi sono spariti, le stanze risplendono di nuovo, i bonus edilizi hanno dato una bella mano… eppure, qualcosa s’incrina. Non visibilmente, ma nelle fondamenta stesse. Letteralmente. Perché dietro una ristrutturazione “perfetta” può nascondersi una falla strutturale che rischia di mettere in discussione non solo la sicurezza dell’edificio, ma anche mesi di lavoro, autorizzazioni e agevolazioni fiscali.

Ecco cosa può succedere quando il cemento, anziché fare da roccia, si rivela un punto debole.

Tutto sembrava pronto… finché non è arrivato il collaudo

Un intervento realizzato sfruttando il Superbonus.

Lavori portati a termine, carte in regola, scadenze rispettate.

Ma alla prova dei fatti, cioè alla verifica strutturale, il colpo di scena: il calcestruzzo di un solaio non raggiunge i parametri minimi.

Non si parla di un lieve scostamento, ma di un risultato ben lontano dallo standard richiesto (C30/35, per intendersi).

Il cantiere, che pareva già archiviato, torna improvvisamente protagonista.

La scadenza del permesso edilizio incombe, e la domanda sorge spontanea:

Si può considerare davvero finito un lavoro, se la struttura non è sicura?

Quando il cemento delude, si ferma tutto

Anche se all’esterno tutto brilla, senza il collaudo statico non si può parlare di lavori completati.

In questi casi esiste una via d’uscita immediata e legale: richiedere un’estensione del permesso edilizio.

È previsto proprio per situazioni come questa, dove problemi strutturali richiedono ulteriori approfondimenti e tempo.

Due opzioni sul tavolo: rinforzare o ricominciare

La prima mossa è sempre una nuova verifica, fatta con i dati reali alla mano.

Se il solaio può comunque reggere, magari con qualche rinforzo ad hoc, come l’uso di materiali composti, si interviene con soluzioni tecniche.

Se invece i calcoli danno esito negativo… tocca rifare da capo.

E non è solo una questione economica: si rischiano ritardi, cause legali e persino la decadenza dei benefici fiscali.

Il calcestruzzo è colpevole. Ma chi lo ha fatto così?

Il pensiero corre subito al fornitore del materiale. Ma raramente le responsabilità sono così semplici da attribuire.

Il progettista ha indicato tutto con precisione?

L’impresa ha eseguito correttamente?

Il calcestruzzo era conforme?

Basta che una di queste domande resti senza risposta per far partire il rimpallo di colpe.

E se nei documenti tecnici mancano dati fondamentali (quantità d’acqua, dosaggi minimi, istruzioni di posa), diventa un vero rebus capire dove sia avvenuto lo scivolone.

Capire oggi com’era quel cemento? Non è semplice

Le analisi a posteriori possono dire qualcosa, ad esempio sulla resistenza, ma spesso non basta.

Non riescono a raccontare tutta la “storia” del materiale: non dicono quanto cemento c’era davvero, né se qualcuno ha “giocato” con additivi sospetti.

Per avere un quadro completo servono documenti, verifiche incrociate, e anche un pizzico di fortuna.

Cosa fare quando scoppia il caso? Un percorso in 4 mosse:

  1. Bloccare la scadenza: chiedere subito la proroga del titolo edilizio
  2. Affidarsi a un tecnico indipendente: serve una valutazione oggettiva sulla sicurezza della struttura
  3. Raccogliere ogni documento utile: ordini, capitolati, bolle, certificazioni, relazioni tecniche. Tutto può servire.
  4. Consultare un legale specializzato: meglio se affiancato da una consulente tecnico, per valutare eventuali responsabilità o azioni legali.

Quando la fretta e la fiducia cieca costano caro

Il Superbonus è stato un’opportunità importante, ma ha spinto tanti cantieri a correre, spesso tralasciando controlli e verifiche accurate.

Eppure, quando si maneggia la struttura di un edificio, non si può lasciare nulla al caso.

Le parole d’ordine sono: precisione, documentazione e controllo.

Solo così si può davvero dormire sonni tranquilli… sotto un solaio che non cede.